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 potrebbero avere effetti molto negativi sui bilanci delle nostre imprese, compromettendone la redditività.
Il protrarsi delle ostilità potrebbe inoltre determinare il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori nei nostri principali mercati di sbocco, con la conseguente riduzione della propensione all’acquisto
di beni voluttuari e di
lusso come sicuramente
è nel caso della gioielleria. Un altro effetto della guerra è sicuramente l’aumento delle quotazioni del metallo prezioso, verso cui si indirizzano normalmente ingenti capitali internazionali, visto il suo ruolo di bene rifugio nei periodi di crisi.
Nei primi 3 mesi del 2022 - conclude Parrini - abbiamo già sperimentato una crescita del 12% rispetto
alle quotazioni dei primi
3 mesi del 2021. (Fonte: Confartigianato Arezzo)
CONFARTIGIANATO VICENZA FA IL PUNTO SULL’ANDAMENTO DEL SETTORE ORAFO
L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza ha fatto il quadro della situazione del settore orafo, che a fine anno contava nel distretto vicentino 681 imprese, di cui 382 artigiane, pari al 56,1% del totale. E se nell’ultimo anno le imprese del settore sono calate del 3% (-1 unità), quelle artigiane hanno retto l’urto della pandemia con una flessione più contenuta (-0,8%, pari a -3 unità).
Esportazioni
Storicamente il settore presenta una marcata
specializzazione distrettuale, con una forte concentrazione nelle province di Arezzo, Vicenza e Alessandria,
che complessivamente rappresentano il 69,3% delle vendite italiane all’estero dell’ultimo anno. In particolare, Vicenza esporta prodotti orafi per 1.713 milioni di euro, dietro ad Arezzo (2.636 milioni
di euro) e davanti ad Alessandria (1.446 milioni di euro). In termini di dinamica nel 2021 si rileva una crescita del comparto orafo vicentino del 57,1%, molto più vivace rispetto al
+20,6% del totale export manifatturiero vicentino.
Il comparto vicentino supera inoltre il livello pre-crisi
del 23,5%; Arezzo segna
un +17,3% sul 2019, mentre Alessandria registra un
calo del 36,2%.
Quanto ai principali mercati di destinazione dei prodotti orafi vicentini, si notano gli Stati Uniti con un valore dell’export che nel 2021 ammonta a 469,8 milioni
di euro, pari al 27,4% dell’export orafo.
Seguono gli Emirati Arabi Uniti con 207,6 milioni di euro (pari al 12,1%), il Sud Africa con 118,5 milioni di euro (6,9%), Hong Kong
con 84 milioni di euro (4,9%) e Romania con 74,5 milioni di euro (pari al 4,4% dell’export orafo).
A questi incoraggianti numeri si somma un’indagine CAWI (Computer Assisted Web Interviewing), condotta tra fine febbraio e inizio marzo, rivolta alle imprese socie della Categoria Metalli Preziosi di Confartigianato Vicenza. Interessanti le evidenze emerse,
come quella relativa all’occupazione, con un’impresa su 3 (pari al 32,6%) che dichiara l’intenzione di assumere nuovo personale nei prossimi mesi; chi non lo farà, per la metà (50%) afferma che il motivo è che hanno già provveduto a nuove assunzioni nei mesi scorsi. Anche per il settore orafo emerge poi il problema delle competenze ovvero la difficoltà nel reperire le figure professionali di cui hanno bisogno. La principale motivazione è il ridotto numero di candidati
(per l’81,8% delle imprese) e l’inadeguatezza dei candidati (per il 18,2% delle aziende).
In termini di fatturato, quasi la metà delle imprese (43,5%) dichiara che nel 2021 è aumentato rispetto al 2019, anno pre-crisi, il 30,4% afferma che è rimasto invariato, mentre un ulteriore 26,1% dichiara
che è diminuito.
La quota di imprese con un aumento di fatturato è più elevata tra le imprese che esportano (78,6%).
Guardando al futuro, le previsioni per il I semestre 2022 sono positive, infatti il 52,2% prevede un aumento di fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il 47,8% prevede che sarà uguale.
Come per tanti altri settori le difficoltà principali che devono affrontare le imprese orafe sono legate all’elevato prezzo delle materie prime, all’elevato prezzo delle componenti energetiche, alla difficoltà di reperire personale e competenze necessarie.
Per far fronte a queste difficoltà, il 43,5% degli imprenditori ha dichiarato di essere costretto a imputare i maggiori costi sul prodotto in vendita,
il 34,8% riduce la propria marginalità e il 13,0% lavora in perdita. (Fonte: Confartigianato Vicenza)
AUMENTO DEI PREZZI DI ELETTRICITÀ NELLE PICCOLE IMPRESE
I prezzi al consumo dell’energia elettrica in Italia presentano un andamento fortemente divaricato rispetto agli altri maggiori paesi europei, come evidenziato dalle recenti analisi dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese. Sul divario pesa il differente mix di fonti di generazione elettrica, dominata dal nucleare in Francia e caratterizzata da un alto e crescente uso del carbone in Germania. L’andamento divergente dei costi di impresa pone un problema di competitività
   






























































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