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  CONFARTIGIANATO A VICENZAORO SEPTEMBER
Luca Parrini (Presidente nazionale Confartigianato Orafi): "Forte interesse dei buyer internazionali per il gioiello Made in Italy"
Dal 9 al 13 settembre scorso si è tenuta Vicenzaoro September –The Jewellery Boutique Show (VOS), la più importante manifestazione fieristica europea dedicata all’oreficeria e alla gioielleria. Al salone di IEG – Italian Exhibition Group, sono stati presenti oltre 900 espositori, la maggior parte provenienti dall’Italia
(circa 600) e più di 300 dagli altri Paesi del mondo, prevalentemente da Turchia, Spagna, Germania, Hong Kong, Belgio, Thailandia. VicenzaOro rappresenta uno dei principali strumenti per l’accesso delle imprese italiane ai mercati internazionali; un vero e proprio business hub internazionale del gioiello, capace di promuovere l’incontro tra i principali operatori economici per sviluppare affari e consolidare le relazioni commerciali, osservatorio privilegiato per conoscere le ultime tendenze in fatto di stili e design nel mercato orafo-gioielliero.
La parte del leone delle presenze degli espositori è stata giocata dai distretti di Arezzo e Vicenza, che insieme hanno contato oltre
la metà degli espositori italiani.
Nutrita la schiera di operatori del commercio dei preziosi provenienti principalmente dai Paesi europei, dal Medio Oriente, ma anche da Stati Uniti, America Latina e Asia.
La manifestazione si è presentata con una quota di espositori prossima ai livelli pre-Covid, con il ritorno in fiera anche di India e Far East, Hong Kong, Cina e Thailandia, in crescita rispetto a marzo, seppur limitata dalle restrizioni ancora presenti.
“La Fiera di settembre di Vicenza – ha dichiarato il Presidente nazionale di Confartigianato Orafi Luca Parrini – si è collocata in una congiuntura economica internazionale particolarmente complessa, con le preoccupazioni legate al confronto sempre più aspro tra i Paesi occidentali del Patto Atlantico ed il blocco orientale di Russia e Cina,
a seguito dell'invasione dell'Ucraina”. “Tale congiuntura, se da una parte porta con sé le preoccupazioni legate all'aumento del prezzo dell'energia, alle crescenti spinte inflazionistiche ed ai suoi riverberi sul potere d’acquisto e sul costo del denaro per famiglie ed
imprese, dall’altra sembra aver consolidato lo spostamento verso occidente del baricentro degli scambi internazionali,
determinatosi con l'interruzione delle catene globali di fornitura a seguito della pandemia da Covid-19. Il ritorno degli operatori economici europei e americani al gioiello made in Italy, sperimentato nel corso del 2021, appare confermato anche nel primo semestre 2022”, ha concluso Parrini. Analizzando i dati provenienti dal World Gold Council relativi al primo semestre 2022, appare chiaro come la domanda mondiale di oreficeria sia ancora lontana dai livelli pre-pandemia.
Le vendite internazionali di gioielleria risultano inferiori di 13 punti percentuali rispetto a quelle registrate nei primi sei mesi del 2019. Tuttavia, guardando in dettaglio le performance
dei singoli mercati internazionali, emerge come l'andamento delle vendite sia molto diverso nelle diverse aree del mondo. Stati Uniti, Europa e Medio Oriente manifestano tendenzialmente volumi di consumo superiori al 2019: Stati Uniti +24%, Emirati Arabi Uniti +29%, Francia +6%, Germania +2%.
In altre aree del mondo si assiste invece ad una forte flessione rispetto ai valori pre-pandemia.
In particolare, Hong Kong e Cina sperimentano un calo delle vendite rispettivamente del -61% e del -12%,
la Turchia diminuisce le vendite di preziosi del -22% mentre la Russia, come potevamo aspettarci, subisce una contrazione dei consumi di gioielleria del -33%. Questa tendenza appare confermata dal confronto dei dati più recenti relativi al secondo trimestre 2022 con quelli dello stesso periodo del 2021.
Per quanto riguarda infine l'America Latina, ma anche alcuni Paesi europei come Gran Bretagna, Spagna ed Italia, notiamo come, nonostante i volumi di vendite del primo semestre 2022 siano ancora inferiori rispetto allo stesso periodo del 2019, negli ultimi mesi del 2022 il trend si sia invertito con la crescita registrata nelle vendite di oreficeria nel secondo trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. (Con la collaborazione di Confartigianato Arezzo)
CARO-ENERGIA NELLE MPI
Con caro-bollette a rischio 881mila MPI con 3,5 mln di addetti, il 20,6% degli occupati delle imprese
Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Lo rileva Confartigianato in un rapporto che evidenzia l’impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori.
Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori
e accessori per auto,
   
 










































































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